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Kodak prepara bancarotta: la scorsa estate aveva annunciato la vendita di circa 1100 brevetti, ma finora non ha trovato acquirenti. Il titolo ha perso valore sui listini finanziari. Di recente la Borsa di New York, il Nyse, aveva inviato un avviso di delisting dai mercati dopo che per un mese le sue azioni sono state scambiate sotto la soglia di un dollaro. A rivelare i progetti dell’azienda è un’indiscrezione raccolta dal Wall Street Journal.

Quella di Kodak si sviluppa come una lunga storia d’innovazione tecnologica che inizia negli ultimi decenni dell’Ottocento. Dopo un secolo di successi negli anni Ottanta punta sulle stampati a getto d’inchiostro (“ink jet”), ma secondo stime di Idc nei primi nove mesi del 2011 non supera una quota di mercato globale del 2,6%

Durante l’ultima estate è entrata nella guerra dei brevetti tra i colossi dell’high-tech. Aveva annunciato di voler vendere 1100 documenti di proprietà intellettuale che includono, per esempio, tecnologie per le fotocamere digitali incorporate in cellulari e tablet. Hanno un valore stimato fino a tre miliardi di dollari. Non ha ancora trovato acquirenti, nonostante gli iniziali segnali di interesse da parte di alcuni giganti dell’informatica. Lo scorso dicembre Kyocera avvia una battaglia legale per violazione di brevetti relativi alle testine “ink jet”. Secondo il quotidiano economico, in caso di bancarotta concentrerà le sue attività sulla dismissione della proprietà intellettuale.

Alla fine dell’Ottocento Kodak costruisce un modello di business per il mercato di massa: vende macchine fotografiche unite con gli oggetti necessari per il loro funzionamento, come pellicole e carta. È lunga la lista delle invenzioni: fotocamere tascabili, supporti per la radiologia, microfiche, pellicole per la cinematografia. I rullini a colori Kodachrome saranno sul mercato per quasi ottant’anni. I suoi laboratori di ricerca diventano operativi ai primi del Novecento a Rochester. Sviluppano i dispositivi digitali per la cattura di immagini installati sull’Apollo 11 e pochi anni dopo arriverà il prototipo di una macchina fotografica digitale con sensore ccd: era alta quanto un dizionario e bisognava sostenerla con due mani. Sarà tra i pionieri nei diodi oled, integrati ad esempio all’interno dei televisori e nei sistemi di illuminazione. Ma la capacità di essere all’avanguardia non trasforma più l’azienda in una macchina da soldi come era accaduto ai suoi esordi con George Eastman, un ex impiegato di banca con la passione delle lastre fotografiche.